“A che età togliere il pannolino” è una domanda che tutti i genitori arrivano a farsi, domanda che parte da un presupposto che è anche una delle certezze che abbiamo quando arriva il bebè e siamo impegnati ogni spesso a cambiargli l’ennesimo pannolino sporco di pupù: sappiamo che prima o poi questa fase terminerà e che saremo finalmente liberi da questa incombenza.
Poi però il tempo passa, ci abituiamo sempre più anche alla comodità stessa del pannolino e cosi passano i primi 12 mesi….e poi i successivi 15…arriviamo anche ai quasi “terribili 2 anni dei capricci” ed ecco che quello dello “spannolinamento” ci sembra un traguardo irraggiungibile, uno scoglio insormontabile.
Sappiamo bene non essere cosi ma spesso non raccogliendo le giuste informazioni per tempo, rischiamo di rendere ancora più difficile questa importante fase di sviluppo del nostro bambino, fase che coinvolge diversi aspetti non solo fisiologici o neurologici ma soprattutto relazionali, quindi emotivi.
Togliere il pannolino si, ma a quale età
Se dovessi, generalizzando, buttar lì un numero questo sarebbe indubbiamente il 18, ovvero dai 18 mesi il bambino è neurologicamente pronto a controllare gli sfinteri di ano e vescica per abbandonare il pannolino e iniziare una nuova abitudine: quella del vasino.
18 mesi perché è stato dimostrato, da studiosi come il neuoropsicologo Allan Schore, che è adesso che il bambino ha raggiunto una maturazione neurologica collegata al sistema nervoso autonomo e ai muscoli sfinterici.
Ma poter fare qualcosa, saperlo fare perché il tuo corpo è fisiologicamente arrivato a questa specifica tappa di sviluppo naturale (da qui l’idea che non serve forzare ma solo favorire un comportamento che è innato nei bambini) non implica necessariamente il volerlo fare.
E la motivazione che ha o meno un bambino nel voler simulare un comportamento per come lo vede fare dagli adulti nasce a livello emotivo, ci sono delle importanti implicazioni relazionali nella buona riuscita dello “spannolinamento”.
Qui mi prendo un momento per dirti perché quando uso la parola “spannolinamento” la inserisco tra virgolette, perché spero che questa spiegazione ribalti un po’ il paradigma e i preconcetti che ci sono anche dietro a questa tappa evolutiva dei bimbi.
La parola “spannolinamento” funziona solo perché è corta (di fatto questo è l’unico motivo per cui la ritroverai scritta anche in questo articolo); ma di fatto, qui si parla di un percorso dal pannolino alla mutanda o al vasino, scegli il termine che preferisci; il concetto chiave sta proprio nel sostituire “spannolinamento” con “percorso”.
Parlando di “spannolinamento” stiamo mettendo al centro dell’azione l’adulto che fa una qualche azione sul bambino, come a imporla quando invece abbiamo detto prima che è una naturale tappa di sviluppo a cui si arriva, come imparare a camminare o a parlare. Certo però che pur mettendo al centro del processo il bambino, perché è lui il vero protagonista di tutto, il ruolo del genitore o del caregiver che segue il bambino è fondamentale…direi che è proprio la chiave di volta nella buona riuscita o meno di questo percorso.
Un percorso che è guidato dal bambino e favorito dal genitore. A te mamma e papà, spetta il compito di cogliere i segnali che il tuo bambino ti manda, anche in modo non del tutto consapevole per lui, e organizzare un ambiente che possa accogliere la nuova competenza in arrivo.
Di quali siano questi segnali ne parlo approfonditamente durante il mio webinar “Ciao Ciao Pannolino” (al quale puoi iscriverti cliccando qui); ora cerchiamo di capire assieme come affrontare questa importante tappa evolutiva.
Qualche consiglio per togliere il pannolino
Dovessi elencare ciò che si dovrebbe fare per accogliere questa nuova competenza del bambino, per poterla favorire e supportare nella maniera quanto più empatica e rispettosa possibile ecco cosa inserirei:
- Predisponi l’ambiente
Abbiamo detto all’inizio di questo articolo che saper e poter far qualcosa perché il nostro cervello è neurobiologicamente predisposto cosi come lo è il corpo, non significa voler fare quella determinata cosa…volerla agire. E per il bambino, la motivazione più forte anche in questo percorso di sviluppo risiede proprio nel voler imitare i comportamenti di mamma e di papà; fare proprie le loro abitudini, che poi sono abitudini della nostra società e che ci fanno sentire accettati all’interno di una comunità più ampia. Quindi, sicuramente il bambino va portato in bagno…gli va mostrato cosa si fa in quella stanza della casa e col tempo gli va ricreato un suo ambiente specifico per prendersi cura della sua igiene intima. Quindi già da quando il bambino cammina, ti consiglio di iniziare ad allestire in bagno il suo angolo relax con vasino, porta riviste con qualche libro dentro, uno specchio ad altezza bimbo, una saponetta, il suo asciugamano ecc.
- Favorisci l’autonomia
Finché il bambino usa il pannolino ha bisogno di noi per il cambio ma quando inizia ad approcciarsi al vasino ecco che va favorita la sua autonomia e seguendo il punto 1 si arriva di conseguenza a questo ma non basta l’ambiente per favorire l’autonomia del bambino, è necessario anche ripensare al suo abbigliamento in modo da semplificargli il momento prima e quello successivo al sedersi sul vasino (no salopette, pantaloni con bottoni e cerniere…)
- Lascia sperimentare
Coinvolgi il tuo bambino partendo dai piccoli gesti come fargli tirare lo sciacquone dopo che hai fatto tu pipì o pupù, lascia che, da quando sa stare in posizione eretta, sia lui che sperimenti a tirarsi su i pantaloni o la gonna, permettigli di bagnare un po’ il bagno mentre si lava le mani e gioca al contempo un po’ con l’acqua. In tutto questo chiaramente accogli i suoi errori e sfrutta il momento per raccontagli come e cosa avrebbe potuto far diversamente anzi, mostraglielo proprio…fatelo assieme.
- Sfrutta il potere delle narrazioni
Nel momento in cui il bambino riesce a impersonificarsi nel racconto che stiamo leggendo, tutti i processi si semplificano e i comportamenti si normalizzano; l’effetto magico dei libri è fondamentale anche nel percorso dal pannolino alla mutanda. Alla fine di questo articolo ti elenco i 4 libri che a mio avviso meglio supportano questo processo.
- Controlla le tue reazioni
Chiaramente alla prima pipì o pupù nel vasino ci esalteremo, applaudiremo e saremo felicissimi e va bene, ci sta…è una reazione naturale e comprensibile ma solo se non reiterata nel tempo cioè non deve essere sempre una festa quando il bambino usa il vasino e tanto peggio non serve incentivarlo con premi affinché sia invogliato a usare il vasino.
Allo stesso modo stiamo attenti a non punire e sgridare quando il bambino se la fa addosso, a inizio percorso ma anche a percorso già avviato; qui si sta parlando di una capacità del tutto fisiologica, strettamente correlata e dipendente da una maturazione neurologica, dipendente a sua volta da una forte emotività. Quindi la punizione e le urla non sarebbero altro che controproducenti dal momento che andrebbero a creare forte stress con conseguente inibizione dell’area del cervello preposta anche a memorizzare cosa è andato storto per poi correggere il comportamento in un secondo momento.
Il discorso legato ai premi e alle punizioni è davvero ampio ma il meccanismo che sta alla base può essere applicato per comprendere meglio come affrontare diversi comportamenti dei nostri bambini, compresi i capricci (di cui abbiamo già parlato qui). Se sei interessata ad approfondire, ti invito a seguire i laboratori BabyBrains, che veramente aprono il mondo su come funzioniamo noi tutti partendo però da come si sviluppa a livello cognitivo il nostro bambino.
Letture consigliate per affrontare lo “spannolinamento”
Utilissimo per normalizzare proprio il fare la pupù e sul lasciarla andare. Per i bambini la cacca rappresenta una sorta di tesoro che si rendono conto di produrre e del quale sono quindi anche i proprietari, perché lasciarla andare? Perché donarla a mamma e a papà? E poi sparisce, dove va? Ecco che questo libro da una visione d’insieme sulla funzione di questo tesoro.
Anche qui si affronta il tema della pupù, del lasciarla andare perché se ne comprende la funzione e la strada che segue una volta tirato quello sciacquone. Ad aiutare il piccolo protagonista a comprende la fine che fa la pupù appare anche l’esperta in caccologia dei bambini – fantastico! Ma in questa storia ci sono anche le preoccupazioni di mamma e di papà, la propensione che abbiamo a medicalizzare subito ogni minimo disagio prima di ipotizzare di poter affrontare la cosa diversamente…mettendo in gioco altre risorse, le nostre e in questo senso c’è anche l’esemplificazione – per i genitori – di quello che è la nascita del simbolico per il bambino, quel momento in cui il piccolo saluta la sua cacca dalla quale fatica a liberarsi. L’esperta in caccologia coglie questa difficoltà e in una sorta di narrazione nella narrazione ecco che aiuta il bambino a liberarsi della sua pupù.
Questo è un grande classico e con le alette c’è anche il gioco della scoperta che tanto piace ai bambini.
Si racconta la storia di topotto che essendo molto curioso va a chiedere ai suoi amici di mostrargli cosa c’è dentro al loro pannolino ed è così che scopre tante forme diverse di pupù e tutto fiero poi, potrà mostrare anche lui cosa c’è (o non c’è!) nel suo pannolino.
Due storie per i più piccoli e importanti tips per i genitori: questa la caratteristica di tutti i libri della collana Quid+ motivo per cui mi piacciono particolarmente, si supporta il bambino e il genitore nel percorso di “spannolinamento” grazie ad un unico testo.
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