Sai quali sono i libri inerenti la maternità che vanno per la maggiore? Quelli legati al sonno dei bambini, quelli che ci raccontano di come dovrebbero dormire e soprattutto di quali strategie possiamo adottare noi genitori per fare in modo che i nostri cuccioli si addormentino il più velocemente possibile e che il loro sonno duri tutta la notte. Proprio cosi, il sonno è da sempre una delle tematiche che più affligge e preoccupa il neogenitore e chi lo sta per diventare.
Ecco allora che ho deciso di approfondire un po’ questo vasto argomento dedicandogli una puntata sulla mia web Radio. Per farlo ho pensato di far intervenire la Dott.ssa Sara Baggetta, psicologa dello sviluppo e dell’educazione, specializzata in perinatalità e che ha approfondito la fisiologia del sonno nei bambini.
Sara ci chiarisce, nel suo personale modo di comunicare che trovo molto fresco e diretto, come funzioni veramente – e qui è la scienza a parlare – il sonno dei bambini: appena nato e fino ai primi mesi di vita il cucciolino passa parecchie ore a dormire, circa 20 ore al giorno nelle prime settimane di vita fino ad arrivare a circa 15 intorno ai 6 mesi e scendere a 10 verso i tre anni.
Sonno dei bambini: cosa devi sapere?
Mediamente le ore di sonno diminuiscono col corso del tempo e, cosa ancora più importante, i cicli di sonno durante la giornata evolvono in direzione opposta ossia, aumentando. Cosa intendo dire? Che se è vero che il neonato dorme tanto durante la giornata, è altresì vero che queste ore non sono tutte filate e che anzi si va da cicli di un’ora nel neonato fino tre ore nell’adulto. Durante la notte abbiamo tutti dei micro risvegli che però da adulti sappiamo contenere, magari apriamo l’occhio e guardiamo l’ora per poi rigirarci dall’altra parte e continuare a dormire, oppure andiamo in bagno e ritorniamo a letto; il bambino, quanto più piccolo, meno sarà in grado di gestire questi risvegli che scandiscono i vari cicli di sonno.
Ecco spiegato il perché dei tanti temuti risvegli notturni, ma soprattutto ecco raccontata in breve un po’ della fisiologia del sonno. Già da queste prime notizie capiamo quanto sia folle far credere che si possa addestrare al sonno, insegnare ai bimbi come dormire da soli e per tutta la notte.
Aggiungiamo anche che il neonato è stato abituato fino a qualche settimana/mese prima ad un apporto nutritivo continuo e costante all’interno dell’utero della sua mamma, vai a spiegargli che le cose adesso sono cambiate! Eheheh, lui chiede di continuare esattamente come prima, avrà bisogno di tempo per comprendere e accettare cambi di questo tipo. Quindi i risvegli notturni del neonato sono dovuti a molteplici fattori: di fisiologia, di necessità nutritive e anche di sviluppi neurologici che avvengono a step e che sono anche noti come “scatti di crescita”.
La puntata del podcast sulla fisiologia dei risvegli notturni
All’interno della puntata podcast dedicata al sonno dei bambini, assieme a Sara abbiamo sviscerato un po’ le differenze tra cicli di sonno di noi adulti e quelli dei nostri cuccioli; abbiamo poi parlato anche di melatonina e di come e quanto questo ormone sia il responsabile della regolazione del bioritmo sonno/veglia.
Ovviamente non potevamo sorvolare sulla questione “metodi” perché ce ne sono, ahimè, parecchi che vengono propinati alle mamme e che creano un sacco di aspettative che puntualmente vengono disilluse.
Ne parlavo già anche assieme a Giulia (puntata podcast su “Il cervello dei bambini”), di quanto un metodo sia utile e applicabile solo con delle macchine perché queste sono standard invece i nostri piccoli non lo sono, grazie a Dio. Un metodo presuppone che delle azioni predeterminate vadano bene sempre e comunque, senza tener minimamente conto delle singole e specifiche esigenze di mamma e bambino; ma oltre a questo, i metodi non rispettano in alcun modo il bambino e a dirla tutta, nemmeno la madre che viene obbligata a comportarsi in maniera del tutto innaturale, andando contro al proprio istinto.
Mi sto riferendo in particolare al “metodo Estivill” ossia quello dell’estinzione graduale del pianto. Lo conosci? Il libro in questione è il “Fate la nanna” che sinceramente no ho letto quando ero incinta, io sono cascata sul metodo E.A.S.Y della Tracy Hogg.
Tra i due un minimo di differenza c’è ma entrambi dimostrano di non curarsi minimamente né dei bisogni fisiologici del bambino né delle caratteristiche proprio del sonno.
Entrambi ti spiegano come poter insegnare a dormire, considerano il sonno come un’abitudine che si può quindi apprendere.
Cosa vuol dire?
Da una parte c’è il pediatra spagnolo che ti spinge a decidere un orario della nanna, mantenerlo invariato, preparare un setting che deve rimanere anch’esso invariato e portare il piccolo. Infatti, che abbia poche settimane o 2 anni a lui non importa, il metodo rimane il medesimo – a letto, nel suo letto e li, da solo, dopo qualche minuto di coccola, lasciarlo.
Il dottore ti avvisa che il tuo bimbo piangerà, ti avverte e ti dice anche che non devi sgarrare altrimenti è finita e bisogna ricominciare da capo; obbliga te genitore a restare in ascolto del pianto del tuo cucciolo e di non intervenire, portandoti ad andare contro ogni naturale istinto materno/paterno. Oltre a questo è stato anche dimostrato quanto stress porti al genitore questo comportamento.
Certo, dopo un po’ il bimbo non piangerà più ma perché smette di farlo l’illustre medico se l’è chiesto?
Il neonato ha solo il pianto per comunicare con noi, forse piange perché “ho freddo, mamma vieni a coprirmi” oppure “mamma, ho paura…è tutto buio, dove sei?” E…mamma non arriva notte dopo notte finchè BINGO: estinzione naturale del pianto.
Non si tratta di apprendere un’ abitudine ma di creare e alimentare un profondo senso di abbandono. Un sentire che lo spinge a ritenersi inadeguato perché non è stato in grado di far capire a mamma e papà ciò di cui aveva bisogno.
Quanta tristezza c’è in tutto questo?
E poi c’è lei, la fata turchina inglese che con la sua bacchetta magica ti spiega come scandire la tua giornata a cicli di 3 in 3 ore per poi aumentarle pian pianino.
EASY, sembra facile e potrebbe anche esserlo se non considerassimo ancora una volta la fisiologia.
Un metodo – qualunque esso sia – crea aspettative e queste, una volta che vengono disilluse si portano dietro solo un fortissimo senso di inadeguatezza e frustrazione.
Tanto più quando si pretende che sia un metodo a insegnare qualcosa che, a tempo debito, sarà un naturale step di sviluppo al quale i nostri piccoli sarebbero giunti comunque.
Ognuno la sua modalità
E’ molto più importante accompagnare il nostro piccolo alla nanna, accogliendone pianti, rispettandone i bisogni e comprendendone le difficoltà. Ogni famiglia troverà la sua modalità e la stessa potrebbe, e quasi sicuramente sarà cosi, variare via via che il piccolo cresce.
Ancora una volta diventa fondamentale riuscire ad ascoltarsi e a empatizzare col nostro cucciolo.
All’interno dell’intervista podcast, assieme a Sara abbiamo anche parlato di sonno e allattamento perché spesso sono due tematiche che viaggiano a braccetto; lei ci sfaterà qualche falso mito legato soprattutto al latte artificiale e ai famigerati vizi che alimenterebbero i genitori che optano per un co-sleeping o bed-sharing.
I vizi esistono davvero?
Ancora una volta sottolineiamo il fatto che alla base dell’indipendenza di un adulto c’è stato un altissimo contatto dei primi anni, nessun vizio bensì la costruzione di una base sicura – si, Bowlby ancora una volta – che rassicura e infonde certezza che nella difficoltà e nel bisogno, il nostro bambino, potrà sempre far affidamento su mamma e papà, la consapevolezza di essere sostenuto a prescindere da tutto.
In definitiva, ci sono molti testi che trattano la tematica del sonno dei bambini ma quello che mi sento di consigliarti è senza ombra di dubbio “I cuccioli non dormono da soli” di Alessandra Bortolotti.
Illustrazione di @O_trocatintas