“Attenta che cosi lo vizi!”
“Guarda che cosi non imparerà più a stare solo!”
“Attenta che cosi vorrà solo stare con te!” Scommetto che è capitato a tutte noi di sentirsi apostrofare così da uno qualsiasi del proprio entourage, o sbaglio? Il bisogno di contatto dei nostri bambini è davvero un vizio?
Questo consiglio non richiesto, questa critica arriva addirittura da sconosciuti – che meno di tutti avrebbero il diritto di parlare, perché della diade non conoscono proprio nulla. Sono parole che spesso arrivano da familiari e amici, persone a noi care ed è un attimo sentirsi giudicate, criticate.
La cosa ci fa soffrire oltre che metterci in discussione ancora di più di quanto non facciamo già giornalmente da quando siamo diventate mamme.
Bisogno di contatto vs vizio
Sinceramente si parla di vizio senza conoscerne il vero significato. Apri un dizionario e vai alla parola vizio, ora leggi:
“abitudine radicata che provoca nell’individuo il bisogno morboso di quanto per lui è o può essere nocivo – es. fumo, alcol, droga”
Per cortesia, rileggi.
Bene! Adesso dimmi come tenere in braccio una piccola creaturina, dargli troppa (ma poi chi lo stabilisce) attenzione, allattarlo, coccolarlo e consolarlo possano in qualche modo recargli alcun danno.
Nei primissimi mesi dalla nascita di Federico avevo letto Sono qui con te della pediatra Elena Balsamo. Così voglio riportarti qui un pezzetto che mi ha particolarmente colpita:
“Ricordati che è impossibile “viziare” un neonato: un bambino così piccolo non fa capricci, esprime dei bisogni. Perciò non farti scrupolo a prenderlo in braccio non appena lo senti piangere, a tenertelo vicino, ad allattarlo ogni volta che sembra richiederlo. Quando ti senti dire che facendo così gli dai “cattive abitudini” pensa innanzitutto che si tratta di tuo figlio e sei tu e nessun altro a dover decidere per lui e, in secondo luogo, che lui, in quanto cucciolo di mammifero, è stato programmato proprio per avere con la sua mamma un contatto intimo ed esteso. Tenendolo il più possibile vicino a te, rispondendo prontamente ai suoi segnali, tu non fai altro che aiutarlo a costruire la fiducia in se stesso, negli altri e nel mondo che lo circonda.”
Purtroppo c’è ancora tantissima ignoranza su determinati argomenti legati al mondo del materno-infantile; del resto per informarsi e approfondire si richiede tempo e risorse che in pochi sono disposti ad investire perché alla fine è più semplice parlare per stereotipi.
Se poi hai fatto del babywearing una parte della tua modalità di accadimento, ecco che potresti esser guardata male proprio perché, indossando il tuo bambino, stai praticando spudoratamente l’alto contatto, lo stai proprio urlando al mondo.
In molti potrebbero pensare che sei esagerata, un’estremista, una fanatica; qualcuno potrebbe dirti che tenerti cosi vicino il piccolo gli farai male perché si abituerà e non diventerà mai una persona indipendente.
Aahahaha, ma siamo seri?
Crediamo davvero che cuccioli di pochi mesi, ma anche anni, possano essere già indipendenti? E che anzi, sarebbe giusto cosi?
Cerchiamo di essere onesti e guardiamoci intorno, vedremmo tantissimi adulti non cosi tanto autonomi, sicuri e forti quindi non pretendiamo lo siano i nostri piccoli e in modo cosi precoce.
Un altro libro che ho divorato e amato è Besame Mucho del noto pediatra spagnolo Carlos Gonzales; in questo testo si evidenzia come la pedagogia tradizionalista sia supponente e rigida perché considera il bambino come un adulto in miniatura che va plasmato il più velocemente possibile.
Ecco allora che si pretende che dorma quasi da subito tutta la notte.
E che si addormenti da solo.
Se piange, sono capricci e va lasciato sfogare.
Ha già un anno e prende ancora la tetta? Guaio, continuerà fino alla maggiore età.
Si pretende che non abbiano bisogno del contatto ed ecco che ci spingono a lasciarli quanto più possibile lontani da noi, in cullette super accessoriate, dondolini e mille altre cianfrusaglie.
Certo, questo è anche il risultato della società consumistica nella quale viviamo, la società industrializzata e moderna; una società che promuove maggiormente oggetti per allontanare i cuccioli più che avvicinarli e tenerli a contatto: è meglio tenere in bocca il ciuccio o il dudù piuttosto che la tetta della mamma – qst per dirne una.
Viviamo in una società basata sul contatto visivo e verbale, il bisogno di contatto quasi spaventa
In conclusione ci tenevo ad aggiungere che anche il noto psicologo britannico John Bowlby nella sua Teoria dell’attaccamento spiega quanto sia importante la relazione madre-figlio che si instaura all’inizio perché questa farà da modello per tutte le relazioni future.
Gli adulti di oggi sono quei bambini cresciuti secondo l’idea che “quanto più lo tieni in braccio, tanto più farà fatica a trovare la sua indipendenza… lascialo a letto solo che prima o poi smetterà di piangere e dormirà… lo allatti ancora? Ai ai ai non vorrai mica tenertelo per sempre attaccato al seno”.
Diciamola tutta, perché bisogna essere onesti fino in fondo; io credo che gli adulti educati in questo modo hanno spesso una carenza affettiva che riempiono poi in altre maniera: abbiamo la dipendenza da fumo, alcool, gioco, cibo, shopping compulsivo o rapporti di coppia disequilibrati!
Ricorda che l’obiettivo era di avere bambini da subito indipendenti!
Aggiungiamo a questa riflessione anche che, pensandoci bene, molti degli adulti di oggi hanno difficoltà anche solo ad abbracciare e a lasciarsi abbracciare proprio “come triste memoria di una carenza del passato” (cit. Alessandra Bortolotti da E se poi prende il vizio.)
Altra scomoda verità, triste constatazione.
A te cara mamma che leggi mi sento quindi di darti un consiglio: lasciati guidare ancora di più dal tuo istinto, dalla natura, dalla fisiologia e abbi fiducia in tuo figlio e nel suo bisogno di contatto. Lui/lei è competente e ha le capacità di esprimere i propri bisogni e tu di rispondervi.
Sai qual è la buona notizia?
Che tutti, ma proprio tutti i bambini arriveranno (coi loro personalissimi tempi) a:
- Dormire nel proprio letto
- Staccarsi dal seno
- Mangiare belli seduti e composti senza sporcarsi
- Scendere dalla fascia e correre e camminare senza il tuo aiuto
Non forzare l’acquisizione di queste conquiste, rischi solo di dare al piccolo il segnale che non ti fidi della sua capacità – innata, tra l’altro – di percorrere le tappe fondamentali del suo sviluppo; forzando questa fase, potresti trasmettere anche l’idea di non accettare i tempi e le modalità infantili proprie del tuo bambino, andando a imporre schemi di crescita rigidi proprio di noi adulti.
Quindi: prendi in braccio il tuo bambino senza problemi tutte le volte che ne senti la necessità! E se grazie al babywearing e ad un pezzo di stoffa potrà alleggerire il peso sulla schiena e lasciarti le mani libere…beh allora lascia andare tutti i preconcetti e vestiti del tuo cucciolo.
Tu potrai prenderti cura di lui senza grosse rinunce e senza esser impossibilitata dal far altro, lui sperimenterà la famosa “base sicura” e assieme condividerete momenti veri di quotidianità; gli altri non potranno che tacere di fronte a tutta quell’armonia, amore e bellezza sprigionate da questo magico abbraccio 😉
In questo articolo i libri che nomino e che ti consiglio di leggere sono: